In ITP l’incontro sul PPWR con l’Eurodeputato Salini
Il nuovo stabilimento di ITP, costruito per ospitare una tecnologia innovativa per la produzione di packaging estremamente sottile e riciclabile, è stato la cornice di una serata dedicata all’approfondimento della PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation – dibattuta in questi mesi a Bruxelles.
La bozza di Regolamento Europeo sugli imballaggi ed i rifiuti da imballaggio non tiene conto della performance italiana relativamente alla percentuale di riciclo del packaging in plastica: siamo in anticipo di 7 anni rispetto agli obiettivi che la UE si è posta. Per questo motivo diversi politici stanno portando avanti le istanze del comparto del packaging, al fine di attenuare limiti e rigidità che questo Regolamento comporterebbe se approvato nella sua forma attuale.
Paola Centonze – Chief Communication & Sustainability Officer ITP
Il meeting ha coinvolto opinion leader appartenenti ai settori GDO, food, produzione imballaggi e riciclatori, riunendo l’intera filiera intorno alle problematiche poste dalla PPWR. Il CEO di ITP, Massimo Centonze, ha introdotto la serata presentando l’azienda e ricordandone l’impegno fin da quando ha iniziato la propria attività – 50 anni fa – nello sviluppo di prodotti sostenibili in ottica di riciclo e riduzione del packaging immesso sul mercato, ed ha sottolineato il ruolo fondamentale che il packaging in plastica gioca nel garantire sicurezza alimentare e riduzione del food waste. Concetti ribaditi ed approfonditi dai successivi interventi di Andrea Corniani, AD Weightpack Srl e Stefano Lazzari, Executive Chairman Gruppo Fabbri Vignola Spa.
Il cuore dell’evento è stato lo speech dell’Eurodeputato Massimo Salini, che ha evidenziato come questa che sta affrontando sia una delle sfide più rappresentative di questo suo mandato.
La Sfida del PPWR
L’Europa è uno dei continenti maggiormente in grado di generare eccellenze. Uno degli strumenti attraverso i quali la qualità delle nostre produzioni è messa in grado di raggiungere tutti i possibili consumatori nel mondo, dai più ricchi ai meno abbienti, uno dei fattori più democratizzanti della qualità del nostro ingegno, è l’imballo. Perché consente ad un pubblico infinitamente più numeroso e vario rispetto ad ogni altra epoca, di fruire di prodotti di alta qualità.
Il “dramma” di questo nuovo regolamento sugli imballaggi – come spiega l’eurodeputato – è che l’UE, dopo aver definito negli ultimi 15 anni una serie di normative molto stringenti per il settore, che ha proiettato i Paesi Europei verso la sfida di massimizzare il riciclo dei materiali, sta cambiando rotta puntando sul riuso.
Riciclo o riuso degli imballaggi
L’Italia è il Paese che accettato al meglio questa sfida, che risulta la più intelligente per i cittadini, perché non richiede loro di modificare in negativo il proprio stile di vita rinunciando alla qualità dei prodotti ad essi accessibili. L’impegno richiesto ai produttori è stato invece progettare ed utilizzare imballi sempre più facilmente riciclabili, al fine di ridurre la quantità di rifiuti. Impegno che ITP porta avanti fin dalle origini, adottando le metodologie più avanzate per ridurre il proprio impatto sull’ambiente, progettando il riciclo del film plastico fin dalla sua produzione e impiegandone il meno possibile.
Questo regolamento torna invece semplicemente al concetto di riduzione degli imballaggi immessi sul mercato attraverso lo strumento del riuso, ignorando i grandi risultati ottenuti finora grazie al riciclo. Con questo regolamento si riduce l’ambizione a fare meglio, perché si chiede ai pochi Paesi che hanno dimostrato di essere virtuosi ed aver vinto la sfida del riciclo, di frenare la propria corsa.
Considerando infatti il combinato fra gli articoli più stringenti fra quelli proposti, l’art.3 con le relative definizioni, gli art. 6 e 7, pilastri della nuova normativa, l’art.22 con la limitazione a una serie di prodotti e l’art. 26, fra più controversi, perché tenta di introdurre nel settore Horeca il concetto di riuso in sostituzione del riciclo, proprio questi due concetti fondanti entrano in competizione. Non a caso, il principale emendamento che i negoziatori hanno posto sulla disciplina prevede che laddove un paese membro garantisca determinate performance in termini di riciclo, a quel paese – nei settori specificatamente coinvolti dall’art. 26 – non vengano applicati i target sul riuso che quell’articolo prevede, poiché i goal vengono egualmente perseguiti con le alte performance sul riciclo.
È necessario che i diversi Paesi e le loro imprese siano lasciati liberi di definire le tecnologie con cui raggiungere gli obiettivi prefissati, perché diversamente si riduce la capacità di fare innovazione. È fondamentale in questo senso considerare in ogni caso gli studi LCA relativi alle diverse tipologie di packaging. Ad esempio, grazie al riciclo chimico, tecnologia ancora in fase di sviluppo, si potranno ottenere performance molto più elevate rispetto al riciclo meccanico consentendo di avere imballi riciclati anche per le categorie di prodotto considerate più sensibili come il food ed i farmaci.
Un altro punto controverso è, nell’art. 3 del PPWR, il concetto di riciclo definito ad alto livello solo se consente il closed loop recycling: un prodotto riciclato che torna ad essere il medesimo rispetto a prima del consumo. Questo può essere applicato solo ad alcuni materiali, ma alla politica dovrebbe interessare solamente che un materiale in generale non divenga rifiuto.
Neutralità tecnologica per raggiungere gli Obiettivi UE
Sono molti ancora i punti discutibili nella bozza di regolamento. Prediligendo, ad esempio, il riuso anche negli imballi per il trasporto dei grandi elettrodomestici, si andrebbero a generare problematiche di gestione ed aumenti di costi della logistica, con effetti negativi sulla diffusione delle merci.
La logica conclusione cui giunge Massimo Salini è che le valutazioni di impatto debbano essere il fondamento della normativa, da esse derivino gli obiettivi che gli Stati membri si pongono e che devono perseguire facendo proprio il principio democratico di neutralità tecnologica.
L’azione politica a difesa della grandiosa capacità produttiva della manifattura europea è fortemente sostenuta dalle imprese del packaging, che hanno la concreta visione delle implicazioni che la PPWR avrà sul settore e stanno supportando, con le numerose proposte di emendamento, la negoziazione finalizzata a salvaguardare il settore imballaggio, senza tradire l’obiettivo ambientale.